La Storia in uno scatto

Francesco Malavolta è un fotogiornalista che da più di vent’anni documenta i flussi migratori via terra e via mare. Con estremo rispetto, per dare voce a chi non ne ha e per rendere omaggio a «una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà».

Da oltre 25 anni fotografa arrivi e sbarchi, naufragi e scontri, la gioia dell’approdo e la disperazione della detenzione forzata. Con i suoi scatti registra la determinazione nel voler ripartire di chi – dopo aver vagato per anni – si illude possa essere finalmente la volta buona. Ha visto famiglie ricongiungersi e separarsi, persone diventare migranti all’improvviso, da un giorno all’altro, fuggire in fretta e furia senza neppure una valigia. Dalle coste sicule alle montagne bosniache, dai deserti del Nord Africa alle Canarie, fino ai confini dell’Ucraina, Francesco Malavolta e la sua macchina fotografica mostrano come la guerra, le violenze, la fame, il cambiamento climatico non lascino scelta. Le persone scappano sempre per necessità. 
«L’umanità è da sempre in movimento e questo movimento assume tratti tanto più drammatici quanto più si cerca di ostacolarlo, ripiegando su paure e posizioni illogiche e anacronistiche», riflette. «I miei lavori recano testimonianza delle migrazioni e del loro evolversi concentrandosi sui protagonisti. Ogni scatto, un racconto. Ogni racconto, una storia». Con un grande obiettivo: «Ogni storia, un tentativo di salvare la peculiarità della vita ritratta, sfuggendo alla logica spersonalizzante che presenta le migrazioni come fenomeni anonimi e rendendo omaggio a una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà».
Le sue fotografie sono utilizzate come documento da numerose realtà, tra cui l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (United nations high commissioner for refugees, Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). 

Il seguito sulla rivista.

di Marta Perrini

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