La calda estate di ricordi, odio e dolore

Chissà quando passerà il dolore, chissà quando si tornerà a non avere paura dell’altro, chissà quando si potrà tornare a fidarsi.
Quando una tragedia si abbatte sulla propria vita, personale o collettiva che sia, resta come una traccia indelebile che segna anche in futuro le proprie scelte e il proprio modo di guardare all’altro. Ho perso mia madre da adolescente, all’improvviso. Un trauma che non posso scordare. E oggi penso ai tanti bambini che stanno rimanendo orfani nei Paesi in guerra. Senza più casa, senza più certezze. Mi chiedo se sono abbastanza grandi, se avranno sufficienti ricordi, se capiterà anche a loro, crescendo, che un odore, un suono, un gesto inatteso li riporti indietro nel tempo, per un attimo, in quella stanza, con quei giochi, con quella mano adulta che dava certezze di un male che non sarebbe arrivato. Di nuovo al sicuro, per un secondo, tra quelle braccia che nella realtà non possono stringerli ancora. Per quanti, l’estate  che arriva avrà il sapore di quel tepore perso? 

Il seguito sulla rivista.

di Annachiara Valle

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