Così ricordo la “mia” guerra
Il regista Kenneth Branagh, già sugli schermi con il remake di Assassinio sul Nilo, firma ora la pellicola autobiografica Belfast, dedicata al conflitto in Irlanda del Nord, cui ha assistito da bambino.
È a tal punto innamorato della recitazione da averne fatto motivo di vita, non solo professionale. Non per nulla, Kenneth Branagh (oggi sir per meriti artistici per espressa volontà della regina Elisabetta) ha raggiunto la fama e il plauso della critica sulle tavole dei palcoscenici di Londra, allievo prediletto di sir Laurence Olivier, prima ancora che sullo schermo.
«Una volta, Alfred Hitchcock disse che noi attori siamo come bestiame», sorride con amarezza. «Non sono d’accordo. Un tempo, chi faceva l’attore veniva bollato come vagabondo e furfante. Stereotipi. Per me il cuore pulsante di una produzione, su un set come su un palco, sta in coloro che danno vita ai personaggi».
Nel corso di una carriera ormai quarantennale, è stata perciò un’evoluzione naturale per lui passare dalla recitazione alla cinepresa mediando tra la passione teatrale (è considerato il miglior interprete sullo schermo dei classici shakespeariani: Enrico V, Molto rumore per nulla, Amleto gli sono valsi nomination all’Oscar e Golden Globe) e la partecipazione a pellicole di successo al botteghino (Harry Potter e la camera dei segreti, Il commissario Wallander oppure i kolossal di Christopher Nolan Dunkirk e Tenet). Fino ad arrivare agli stratosferici incassi di film fantasy da lui stesso diretti quali Thor e la versione in carne e ossa della Cenerentola disneyana.
Dicotomia, quella tra arte e gusto popolare, di cui Branagh ha saputo fare una sintesi accostandosi all’altra firma per eccellenza della letteratura inglese: Agatha Christie, l’autrice anglofona più letta al mondo dopo Shakespeare.
Nel 2017, sir Kenneth ha così vestito i panni dell’investigatore belga Hercule Poirot (la creatura più popolare dell’immaginifico universo della Christie) in una moderna versione di Assassinio sull’Orient Express. Gli oltre 353 milioni di dollari rastrellati al box-office e le lodi dei critici lo hanno spinto al bis. Assassinio sul Nilo (rinnovata versione in cui Branagh è affiancato da Annette Bening, Gal Gadot e Armie Hammer) ha finito, però, per essere pronto nell’autunno del 2020.
Il seguito sulla rivista.
di di Maurizio Turrioni