«I giovani sono il mio motore»
Mattia Cattapan, campione di motocross dal 2013 sulla sedia a rotelle a causa di un incidente, ha trasformato la sua sofferenza in energia al servizio dei ragazzi disabili.
In Veneto era considerato una giovane promessa del motocross. A otto anni ricevette la sua prima motocicletta e a sedici la sua Enduro, adatta per sentieri più accidentati. Poi nel 2000 diventò campione del mondo di specialità. La carriera sportiva di Mattia Cattapan,oggi trentenne, era tutta in ascesa, fino a quel terribile incidente, nel 2013 in una gara a Sacile, in Friuli Venezia Giulia, in cui fu sbalzato via dal sellino, finendo rovinosamente dentro una buca: ne uscì vivo per miracolo, ma un frammento osseo gli causò la lesione del midollo. Da quel momento la sedia a rotelle è diventata la sua compagna di vita, ma anche di nuove avventure.
«Il vero problema della paraplegia è a livello neurologico, perché non sei più in grado di usare i muscoli e ciò è difficile da accettare anche dal punto di vista psicologico. All’inizio vestirsi, spogliarsi, salire in auto e farsi la doccia sono tutte azioni da reimparare come se fossi tornato bambino. Devi lavorare su te stesso», spiega Mattia. Agguerrito e ottimista, non ha mai smesso di allenarsi e ha partecipato alla Mille Miglia 2020, portando avanti il progetto Disabilità senza barriere, alla guida di una famosa automobile, la stessa che nel 2002 fu utilizzata da Clay Regazzoni, già costretto sulla sedia a rotelle a causa di un incidente in Formula 1.
«La Mille Miglia è un’avventura magica: 1.200 chilometri in quattro tappe su un’auto degli anni Cinquanta, rimessa a nuovo, passando in mezzo a castelli e strade strettissime. Non avrei mai pensato di poterci riuscire, ma è stata un’esperienza fenomenale. Ho avuto l’onore di guidare una macchina con una storia magnifica, perché Regazzoni é stato il pioniere della corsa per il mondo della disabilità».
Il cammino verso la rinascita, però, non è stato facile. Nei giorni successivi all’incidente, Mattia si è sentito travolto da un’onda di smarrimento, poi, grazie al mix di passione, coraggio e fede, ha iniziato a vedere una luce fuori dal tunnel, acquisendo poco alla volta la certezza di non essere solo. «Con la fede vediamo la realtà che incontriamo tornare a sorridere e possiamo scorgere una speranza», sottolinea questo grande campione, che ha saputo recuperare immediatamente grinta ed esuberanza.
Il seguito sulla rivista.
di Stefania Di Pietro