«Questo è il mio periodo d’oro»

Camille Cottin, diventata celebre grazie a una serie tv su Netflix, è la protagonista di La ragazza di Stillwater, film presentato al Festival di Cannes e ora nelle sale. A breve la vedremo anche nella pellicola dedicata a Gucci.

Affascinante. Per la bellezza dal profilo meravigliosamente irregolare: la cascata di capelli castani che incornicia il volto diafano, gli occhi verde muschio separati dal naso aquilino, affilato e magnetico. E naturalmente per la bravura, per la naturalezza con cui infonde carattere ai personaggi. 
Come l’Andréa di Chiami il mio agente!, la serie di Netflix che in quattro stagioni ha conquistato prima il pubblico europeo e poi quello americano (tanto che si sta già lavorando a un seguito). Perché, se è vero che il successo è stato determinato dalla curiosità dello spettatore per la star cinematografica coinvolta di volta in volta nelle turbinose vicende dell’agenzia, è altrettanto vero che è stato il suo personaggio a spiccare su tutti. A conquistare critici e spettatori. Forte della notorietà, Camille Cottin ha partecipato al recente Festival di Cannes con due film: Mon légionnaire di Rachel Lang con Louis Garrel (che vedremo il prossimo anno) e la produzione hollywoodiana La ragazza di Stillwater di Tom McCarthy in cui affianca Matt Damon, ora nelle sale. 

Camille, com’è stato lavorare con Matt Damon, la star della saga Bourne? 
«Matt si è rivelato una persona adorabile. Prima d’incontrarlo sul set, non avevo visto niente di Bourne. Lo stimavo enormemente, però, per film come Il talento di Mr. Ripley o Will Hunting: genio ribelle. In La ragazza di Stillwater incarna uno yankee un po’ sfasato che piomba a Marsiglia per tentare di far uscire di prigione la figlia, cacciatasi in un guaio. Ma non sa nulla di come funzionino le cose in Francia, men che meno in una città come Marsiglia. Io sono Virginie, la donna che finisce per offrirgli aiuto facendolo anche crescere man mano che la loro relazione si sviluppa. Ruolo nel quale mi riconosco: Virginie è mediterranea, calorosa, gioviale, accogliente, piena di energia. S’impone con dolcezza. Abbiamo girato davvero a Marsiglia: città carica di storia, luminosa, dalle mille sfaccettature. Un luogo, come dice il mio personaggio, dove almeno la gente si parla! Credo che per gli americani sia stata un’esperienza inusuale. Il regista ha voluto che girassimo in ordine cronologico, così la mia complicità con Matt è cresciuta di pari passo con il film. Quando busso alla porta dell’hotel per il primo tête-à- tête tra noi, si trattava davvero del nostro primo giorno sul set».

Il resto sulla rivista.

di Maurizio Turrioni

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