Giornata mondiale della bici: ripartire sulle due ruote
Per risollevare il settore turistico, penalizzato dalla pandemia, si può puntare sulla valorizzazione degli itinerari ciclabili. Che offrono opportunità di sviluppo anche ai territori più isolati e remoti.
Pedalare senza dover dividere la strada con auto e camion, fermarsi a dormire in un agriturismo circondati dalla natura, mangiare specialità a chilometro zero, godersi aria pura e splendidi panorami nel pieno rispetto dell’ambiente: sono sempre di più gli italiani che scelgono di trascorrere così le loro vacanze. Complici la pandemia e i bonus governativi, dall’anno scorso il nostro Paese ha riscoperto le due ruote (nel 2020 è stato venduto il 17 per cento di biciclette in più rispetto al 2019) non solo per gli spostamenti in città, ma anche per la villeggiatura. Secondo il Rapporto sul cicloturismo realizzato da Istituto nazionale ricerche turistiche (Isnart)-Unioncamere e Legambiente, sono, infatti, ben cinque milioni gli italiani che lo scorso anno hanno utilizzato la bici durante le ferie estive. Un dato che dimostra quanto questo segmento turistico sia diventato sempre più cruciale in un periodo caratterizzato dall’esigenza di conciliare sicurezza e sostenibilità, anche perché offre più di una chance di ripresa a un settore molto provato dalla crisi economica seguita all’emergenza sanitaria. «Il cicloturismo è il più promettente turismo ambientale nel nostro Paese, anzi è già una realtà importante», spiega Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente. «Genera oltre sette miliardi e mezzo di euro all’anno e coinvolge gran parte del nostro territorio, non solo le zone in cui sono presenti le ciclovie turistiche, ma anche quelle in cui si trovano strade poco trafficate». Stando allo stesso rapporto, lungo tutta la penisola corrono oltre 58 mila chilometri di itinerari cicloturistici (tra percorsi ciclabili, ciclopedonali e ciclovie) e si calcola che ogni chilometro generi sul territorio un impatto economico pari a una media annua di 338 mila euro, a fronte di una spesa di costruzione di massimo 170 mila euro e oneri di manutenzione che variano tra i duemila e i seimila euro all’anno. «Se l’intera rete ciclabile italiana fosse pienamente e stabilmente impiegata», si legge nel documento, «l’impatto del cicloturismo sarebbe in media in Italia oltre cinque volte quello attuale.
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Annalisa Misceo