Destra radicale, un pericoloso ritorno

In occasione della festa della liberazione, lo storico Claudio Vercelli racconta il “neofascismo in grigio”. Un fenomeno che si innesta sugli attuali problemi economici e sociali per seminare l’odio. E che va fermamente combattuto.

«Il neofascismo ritorna, in Italia e in Europa. In forme ingannevoli, mutevoli, capace di adattarsi al pari di un camaleonte. Da un classico nero a un inquietante grigio». Lo scrive Claudio Vercelli, storico dell’età contemporanea, docente a contratto all’Università Cattolica di Milano e autore del libro Neofascismo in grigio. La destra radicale tra l’Italia e l’Europa, uscito per Einaudi. Un tema importante e attuale, di cui parlare in occasione del 25 aprile, la festa della liberazione.

Professore, cos’è il neofascismo in grigio?

«È il risultato di una continuità e di una discontinuità. La continuità sta nel calco, rimasto ben impresso nella nostra società e non solo, di un passato che non si è risolto, che è rimasto cristallizzato dentro mentalità, forme di pensiero, aggregazioni non solo politiche, ma anche culturali. La discontinuità rimanda, invece, alla capacità di adattarsi al mutamento dei tempi: ciò che oggi c’è è una destra radicale, dove sono presenti neofascismi vari, caratterizzati da un forte rimando a società e socialità. Una destra sociale, che si adegua ai tempi».

Abbiamo ancora impresse le immagini dell’assalto a Capitol Hill negli Stati Uniti, la scoperta di Qanon e di gruppi radicali di destra che mescolano complottismo e attacchi al sistema…

«I fascismi storici, i neofascismi e le destre radicali hanno in comune il richiamo alla dimensione simbolica, all’immaginario, alla mitografia. Sono aspetti importanti, che talvolta sottovalutiamo. Non si tratta semplicemente di menzogne, perché, soprattutto nell’incertezza del tempo in cui viviamo, le persone hanno bisogno di visioni. E la destra radicale, nell’ultimo secolo e mezzo, è stata spesso in grado di creare miti e riti nella vita quotidiana. Una piattaforma non solo politica, ma identitaria: il richiamo all’immaginario, la logica del complotto, le istituzioni considerate pericolose, la militanza contro un presunto nemico sono proposte culturali prima ancora che politiche. Negli Stati Uniti come in Europa»

Il seguito sulla rivista

Thomas Bendinelli

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