La rivoluzione dei muri

I murales trasformano i quartieri delle periferie in musei a cielo aperto. A Roma è stato avviato un progetto di street art contro l’isolamento e il degrado.

 È il trionfo della nuova arte: muri, edifici industriali e centinaia di case rivestiti da gigantesche figure colorate che diventano meta turistica e trasformano in musei a cielo aperto interi quartieri finora abbandonati al degrado. I creatori dei murales di oggi non seguono correnti artistiche, vogliono comunicare con gli abitanti delle borgate, farli sentire protagonisti di un nuovo rinascimento.  Roma è in testa tra le otto città europee che hanno favorito questa trasformazione con il linguaggio provocatorio della bellezza. Nella capitale, 30 quartieri e 160 strade sono coinvolti nella “rivoluzione dei muri”, da Tor Bella Monaca al Testaccio, da Torpignattara al Pigneto, da San Basilio a Tor Marancia (34 mila abitanti), nota come “Shanghai” per le sue case sorte su una ex palude mal bonificata. Le immagini che decorano i palazzi sono quelle di personaggi popolari, ma raccontano anche piccole grandi storie che diventano provocazioni e rivelano una forte volontà di riscatto. La street art non è soltanto arte, ma protesta civile che, anche attraverso i social, si è trasformata in orgogliosa mobilitazione contro l’abbandono e la mancanza dei servizi essenziali nelle periferie.

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Tina Lepri

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