Quando la pace spegne la fame

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Quest’anno il Nobel verrà consegnato al Programma alimentare mondiale, un’organizzazione che fa parte delle Nazioni unite. Mai come oggi è necessario continuare sulla strada intrapresa, senza fermarsi.  

Sarà consegnato (virtualmente) il 10 dicembre a Oslo il Nobel per la pace. Il premio quest’anno è stato assegnato al Programma alimentare mondiale (World food programme) «per i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto». Una sorpresa per molti che davano tra i possibili vincitori Greta Thunberg, il dissidente russo Alexei Navalny oppure l’Organizzazione mondiale della sanità. Ma il Comitato norvegese ha deciso diversamente. Una scelta che, a leggere bene gli accadimenti del 2020, è di fatto un segnale forte per una società provata da una pandemia che colpisce soprattutto le popolazioni già martoriate da fame e malnutrizione. Il premio è dedicato a chi, al fianco del Programma alimentare, si prodiga per il diritto al cibo. Un riconoscimento ai donatori che arriva direttamente dal direttore esecutivo dell’organizzazione, David Beasley: «Il Premio Nobel per la pace non è solo per il Programma alimentare mondiale.

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Antonio Dell’Anna

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