C’è bisogno di poesia

Franco Arminio, il poeta italiano più letto nel nostro Paese, autore di una ventina di libri, crede che i versi siano un balsamo per l’anima, soprattutto nei momenti difficili.

Abbiamo vissuto e stiamo attraversando tempi intensi. Le difficoltà non sono finite, anzi, in certi ambiti sono appena iniziate. L’intero comparto culturale del nostro Paese sta provando a rialzarsi dopo aver subìto un colpo che lo ha quasi portato al collasso. I problemi, si sa, oltre a portare guai, sono capaci di ricondurci alle radici, all’essenza. Così la cultura ha tentato di re-inventarsi tenendo a mente da dove nasce: quel meraviglioso verbo latino colere, che significa «coltivare». Ecco, dunque, i numerosissimi contributi audio e video che popolano il web in questi mesi, a ricordarci che crisi non equivale solo a difficoltà, ma rimane pur sempre un adattamento del sostantivo greco krisis, cioè «scelta, decisione». «La cultura oggi deve aprire un conflitto civile con chi ha altre visioni della società per affermare la cittadinanza del proprio sguardo. Sono per una cultura che si batte, che combatte per una modernità plurale, che non sia con una sola direzione. C’è bisogno della fabbrica, dell’agricoltura, dell’industria, certo, ma anche della poesia. Se la cultura nel tempo che sta per venire svolge questo lavoro, allora acquista un senso, altrimenti la possiamo ascrivere a una variabile delle varie forme di consumo», afferma Franco Arminio, il poeta italiano più letto nel nostro Paese.

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Marta Perrini

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