Le europee e quel voto più forte dei like
Forse bisognerebbe far vedere a tutti, quasi obbligatoriamente, il film della Cortellesi. Quel C’è ancora domani che ha fatto incetta di statuine all’ultimo David di Donatello. Ma il premio più importante potrebbe essere riportare alla memoria la fatica che è stata fatta, soprattutto dalle donne, per poter avere tra le mani quella scheda elettorale, per potersi recare ai seggi, per riuscire a partecipare alla vita pubblica di questo Paese. Un diritto che oggi ci pare scontato e che tralasciamo «perché mi va di andare al mare», «perché mi secca uscire da casa», «perché non saprei chi votare»… O, a volte, senza neppure dare, o tentare di farlo, una spiegazione. Non si va alle urne e basta. Come se ci fossimo stancati troppo presto della democrazia e non capissimo che, quando i diritti non sono esercitati, anche noi perdiamo via via potere. E libertà. Andiamo a votare, spingiamo gli altri a farlo, spieghiamolo alle nuove generazioni. Chinati sui telefonini, a misurare il gradimento con i like, dimentichiamo che eleggere chi guiderà l’Europa nei prossimi anni, occupandosi di ambiente, di migranti, di trasporti, di difesa comune…, significa dare le chiavi della nostra vita a qualcun altro.
Il seguito sulla rivista.
di Annachiara Valle