Libere di scegliere

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Anche con gravi patologie, grazie alla ricerca scientifica, si può arrivare alla maternità, come è accaduto a Ylenia. Ma bisogna ricordare che essa è un dono, mai un obbligo sociale o un’ossessione. Si è donne complete anche senza figli, purché si sappia essere generative.

Maggio da Maius, nome latino di questo mese, in omaggio a Maia, dea dell’abbondanza e della fertilità che rappresenta la Madre Terra. Nell’antica Grecia maggio era, invece, dedicato ad Artemide, dea della fecondità. Dal Duecento la tradizione cristiana lo ha poi indissolubilmente legato alla Madonna. Non è un caso che nei due terzi dei Paesi del mondo la Festa della mamma sia collocata proprio in questo periodo. Ma che mamma celebriamo? Ha ancora senso oggi questa ricorrenza?
Come non esiste un solo tipo di madre o un solo tipo di donna, allo stesso modo non c’è un unico modello femminile al quale uniformarsi. «Sono diventata madre dopo 35 anni trascorsi a sentire sulle mie spalle il peso delle supposte infelicità e incompletezza che la società attribuisce alle donne senza figli», racconta Ilaria Maria Dondi, giornalista e direttrice della testata online Roba da donne. «Di colpo mi sono poi trovata dall’altra parte della barricata, in quel gioco a squadre che oppone chi ha figli a chi non ne ha. Questo frazionamento alimenta tanti piccoli dualismi, tra cui il più evidente è childless (senza figli non per scelta) contro childfree (senza figli per scelta e convinzione). Ma ce ne sono altri, come donne che hanno abortito volontariamente contro chi ha avuto aborti spontanei, mamme che lavorano contro casalinghe. In questa guerra civile identitaria mi sono persa e da qui ho avvertito la necessità di ricucire i conflitti che fanno a pezzi le donne sulla base del loro stato riproduttivo. Perché non è vero che madre è norma e non madre è anomalia».
Frutto di queste riflessioni è Libere di scegliere se e come avere figli: 176 intense pagine recentemente pubblicate da Einaudi. Nel volume Dondi prova a decostruire la narrazione della maternità romanticizzata e quella delle donne nemiche tra di loro. Ragione del contendere, il più delle volte, è proprio la (non) maternità: «Non essere madre oggi non è un diritto acquisito, a livello né sociale né morale, visto che le donne che scelgono di non avere figli sono continuamente chiamate a giustificare la loro scelta e sottoposte a una serie di ammonimenti o rimproveri». Allo stesso modo, avere figli non basta. In un capitolo molto interessante del libro si parla di madri «innaturali» o «sbagliate»: «Sono le tantissime soggettività che la nostra società, apparentemente così pro-vita, non vuole madri e che sono sottoposte a infantilizzazione e riprovazione sociale. Pensiamo alle mamme single, alle ragazze madri e soprattutto alle donne con disabilità, dalle quali non ci si aspetta un figlio e alle quali si nega ogni scelta riproduttiva: la maggior parte di coloro che hanno scelto la maternità racconta di essere stata sollecitata più volte ad abortire. Stesso discorso per le straniere che, in un Paese che continua a dirci di fare figli, si trovano ad affrontare sospetti di parassitismo perché troppo prolifiche e che nei reparti di maternità subiscono violenza ginecologica e ostetrica tre volte più delle donne bianche».

Il seguito sulla rivista

di Marta Perrini

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