Il dovere di non uccidere la speranza
In questo maggio 2024 in cui ricorrono i 50 anni dalla strage di piazza della Loggia, a Brescia, ci sono due modi di ricordare. Ce n’è uno disfattista che parte dalle frasi solite: «Ancora nessuna verità», «In attesa di giustizia», «Strage senza colpevoli». E ce n’è un altro che, senza smettere di cercare la massima trasparenza, parte dai successi che i familiari delle vittime, in primo luogo Manlio Milani, presidente di Casa memoria, hanno ottenuto. Con tenacia e pazienza sono riusciti a far ricostruire la verità storica, con sentenze passate in giudicato, dei depistaggi, della matrice neofascista, dei mandanti e di alcuni degli esecutori materiali. Un filone di inchiesta è ancora aperto per altri due imputati che avrebbero partecipato al posizionamento della bomba. Non solo. In questi anni ci sono stati incontri con le scuole, seminari, presentazioni di libri, ricerche, acquisizione di documenti… Un lavoro che può far fermentare la società. A patto che non si svilisca tutto nel solito: «La strage senza colpevoli». Parole usate, a sproposito, anche per piazza Fontana. E che restituiscono solo un senso di impotenza.
Il seguito sulla rivista.
di Annachiara Valle