Noi maschi (non) siamo fatti così

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Noi maschi siamo fatti così, condannati dal testosterone all’impeto, alla forza violenta, alle molestie verbali, e non solo. Non c’è niente da fare. È sostanzialmente questa la tesi, ruvida ed esplicita, di Francesco Piccolo, che su la Repubblica del 21 novembre scrive: «Non mi piacciono gli uomini progressisti. Perché sono un’invenzione […] Esiste il maschio che non vuole essere ciò che è […] e questo è il massimo del progresso che possiamo concederci […] ma in quanto maschi no, in quanto maschi siamo tutti uguali». E giù una serie di esempi, piccoli e grandi, che testimonierebbero l’inevitabilità di essere volgari, brutali, aggressivi, se non proprio violenti.
Ecco, non sono affatto d’accordo, proprio per la chiosa finale dell’articolo stesso di Piccolo: «Per cambiare gli uomini ci vuole un sacco di tempo […] c’è ancora qualcosa – c’è ancora molto – che non funziona».
E allora cosa facciamo? Io, da maschio e ancora più da padre, mi sono imposto di non arrendermi. E tentare la strada della conversione a un altro modello. Quello in cui risulti dominante il registro che finora è sempre stato attribuito al modo di essere femminile: cura, tenerezza, gentilezza, dolcezza, attenzione ai dettagli, bellezza, affettuosità. Le coccole, i colori, i fiori, i profumi, i tramonti e le albe, le lacrime e i sorrisi. Vinceremo il virilismo solo quando sarà diffuso questo modo di pensare e di agire, non “tipicamente” femminile, ma virtuoso per tutti.

Il seguito sulla rivista.

di Vittorio Sammarco

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