L’uomo che inventò il saxofono

Fu perseguitato e boicottato in vita e morì povero, a Parigi, il 7 febbraio del 1894. Adolphe Sax, al secolo Antoine-Joseph, era nato a Dinant, nel Belgio francofono, il 6 novembre 1814. Primo di undici figli di una famiglia di costruttori musicali, dal padre aveva ereditato la grande genialità. È nel 1841 che, presentandola dietro una tenda verde per paura che qualcuno potesse rubargli l’idea prima che potesse brevettarla, dà vita alla sua creatura più famosa che, da lui, prende il nome di sax. L’obiettivo che si era dato era quello di costruire uno strumento che avesse l’agilità e l’espressività degli archi e dei legni, ma che avesse la potenza degli ottoni. Dopo i primi prototipi, continua a studiare l’acustica fino ad arrivare a capire, secondo la sua famosa legge, che «il timbro di un suono è determinato dalle proporzioni della colonna d’aria e non dal materiale del corpo che la contiene». E di materiali, il saxofono, nel tempo, ne ha visti e ne vede tanti, compresi l’oro, l’argento e persino un precursore della plastica, come nel celebre Grafton Plastic inventato negli anni Trenta del secolo scorso dall’italiano Ettore Sommaruga. Osteggiato in Europa, lo strumento, quando sbarca in America tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, diventa protagonista assoluto del ragtime e poi del jazz.

Il seguito sulla rivista.

di Chiara Ferrise

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