«E poi ad un tratto l’amore scoppiò dappertutto»

Chissà se saranno profetiche le parole che Fabrizio De André ci aveva regalato già 25 anni fa, poco prima della sua morte. Noi lo speriamo in questo mondo che, di settimana in settimana, accresce il numero dei suoi lutti, dei conflitti, dell’odio reciproco. Dalle piccole beghe di condominio alle grandi guerre dimenticate o meno, ci accorgiamo che il motore di tanta distruttività è sempre nella brama umana di possedere, di dominare l’altro, di perseguire il proprio tornaconto. A volte anche solo di non tollerare il successo altrui. E così, sugli stessi social che prima hanno incoronato gli influencer come moderni principi e principesse, si scatenano gli insulti più volgari e violenti. Si violano le leggi pur di accaparrarsi qualche profitto in più. Si scatenano conflitti per cancellare il diritto degli altri a esistere. «Io chiedo quando sarà / Che l’uomo potrà imparare / A vivere senza ammazzare / E il vento si poserà», cantava un altro dei nostri grandi cantautori, Francesco Guccini, nella sua canzone Auschwitz. In questo mese, in cui ricorre la Giornata per la vita istituita dai vescovi italiani, ci chiediamo proprio questo: come fare per riuscire a seminare quell’amore che, solo, può davvero aiutarci a difendere l’esistenza di tutti.

Il seguito sulla rivista.

di Annachiara Valle

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