Seguendo dolci melodie

Novi, nel Modenese, con i canti delle mondine. Scapoli, in Molise, con il Festival internazionale della zampogna. E Roma, con il suo Museo degli strumenti. Ecco tre mete per un viaggio all’insegna della musica.

«Siamo più di 20 ragazze, figlie e nipoti di mondine o semplicemente persone che amano le tradizioni popolari e si impegnano affinché nulla di questo immenso patrimonio, che rappresenta le origini della nostra cultura e della nostra storia, vada perduto. Noi siamo il coro delle mondine di Novi di Modena, da qualcuno definito un gruppo musicale unico al mondo. Unico perché per anni costituito da vere “mondariso”, le cui voci hanno conquistato successi, dato vita a incontri fantastici, trasmesso a ognuna di noi una grande storia di fatiche, di lotta, di sorellanza, di passione».
Le parole che si possono leggere nel sito www.mondinedinovi.it danno il senso di una storia non solo musicale e di una memoria ancora presente nella nostra penisola di piccoli paesi e province. I famosi canti delle mondine, ambientati nelle risaie della Pianura Padana, dove le donne faticavano per tutto il giorno in mezzo all’acqua per mondare il riso dalle erbe infestanti, rappresentano ancora oggi una particolarità dell’Italia del Nord, una sorta di Bella Ciao ante litteram, che vale la pena ascoltare di nuovo.
I canti delle mondine, come i canti dell’Italia centrale dedicati alla mietitura del grano, sono un unicum di maestria canora. Si tramandano di generazione in generazione attraverso la tradizione orale, senza bisogno di spartiti. Un racconto ancora oggi vivo della tradizione contadina, basata sul duro lavoro nei campi, sui ritmi della famiglia, sulle celebrazioni religiose. Persino le prime rivendicazioni salariali venivano avvolte dalla magia del canto. Ma le note ricordano anche quanto le donne abbiano dato, in termini di fatica, impegno, creatività, per la ricostruzione di un Paese uscito dal disastro della Seconda guerra mondiale.
Il desiderio di viaggiare in quest’Italia delle storie personali e familiari, sullo sfondo della grande Storia – che spesso dimentica gli artisti, il genio femminile, il gusto e la bellezza di una sobrietà di vita aperta alla dignità e alla libertà – non dovrebbe abbandonarci.
Più a Sud, nell’altra Italia minore che allo stesso modo ha dato un contributo fondamentale alla rinascita di una nazione solidale e operosa, c’è il piccolo borgo di Scapoli, in Molise, famoso per essere diventato la capitale della zampogna.
È, infatti, uno dei pochi paesi italiani in cui sopravvive, insieme alla presenza di abili e valenti suonatori, l’antica fabbrica delle zampogne, grazie a un numero ristretto di artigiani che, tramandandosi le tecniche di costruzione, mantengono in vita questa tradizione, assicurando il necessario ricambio generazionale.

Il seguito sulla rivista.

di Gianni di Santo

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