I due Papi del Concilio
Sessant’anni fa si alternavano, sulla cattedra di Pietro, Angelo Roncalli e Giovanni Battista Montini. Entrambi hanno contribuito al rinnovamento della Chiesa, ponendola davvero in dialogo con la modernità.
Esattamente 60 anni fa si alternavano, sulla cattedra di Pietro, i due Papi del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il 3 giugno 1963 moriva, infatti, Giovanni XXIII che aveva testardamente voluto, indetto e aperto la prima sessione dell’assise conciliare, l’11 ottobre 1962, lottando con fermezza contro le numerose resistenze della Curia romana. A poco meno di due mesi dalla sua morte, l’11 aprile 1963, Angelo Giuseppe Roncalli aveva consegnato al mondo la sua enciclica-testamento, Pacem in terris. Un testo, come ha ricordato recentemente papa Francesco, di estrema attualità.
«Negli occhi del “Papa buono”», ha sottolineato Bergoglio, «era ancora vivo il pericolo di una guerra nucleare, provocato nell’ottobre del 1962 dalla cosiddetta crisi dei missili di Cuba. L’umanità era a un passo dal proprio annientamento, se non si fosse riusciti a far prevalere il dialogo, consapevoli degli effetti distruttivi delle armi atomiche. Purtroppo, ancora oggi la minaccia nucleare viene evocata, gettando il mondo nella paura e nell’angoscia. Non posso che ribadire in questa sede che il possesso di armi atomiche è immorale poiché – come osservava Giovanni XXIII – “se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile e incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico”. Sotto la minaccia di armi nucleari siamo tutti sempre perdenti, tutti!».
Il 21 giugno 1963, al quinto scrutinio del conclave, la fumata bianca annunciò l’elezione dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Battista Montini. Paolo VI prese in mano la grande eredità conciliare lasciatagli dal suo diretto predecessore e guidò con saggezza, fermezza ed equilibrio tre sessioni del Concilio Vaticano II, ma soprattutto la fase successiva, che non fu priva di grandi opposizioni, soprattutto all’interno delle gerarchie ecclesiastiche. Nei quindici anni del suo pontificato Montini non indietreggiò mai davanti alla contestazione e non si spaventò della solitudine in cui si ritrovò spesso, soprattutto negli ultimi anni. Di quella solitudine, il futuro santo fu consapevole fin dall’inizio del Pontificato. «Non avevo mai minimamente desiderato, né tanto meno favorito la mia elezione. Mi si vorrà credere», disse. All’indomani della sua elezione, Paolo VI scrisse: «Bisogna che mi renda conto della posizione e delle funzioni che ormai mi sono proprie, mi caratterizzano, mi rendono inesorabilmente responsabile davanti a Dio, alla Chiesa, all’umanità. La posizione è unica. Vale a dire che mi costituisce in una estrema solitudine. Era già grande prima, ora è totale e tremenda…
Il seguito sulla rivista.
di Francesco Antonio Grana