Alla faticosa ricerca dell’equilibrio

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Gli errori, nel “mestiere” di genitore (in particolare di padre), sono dietro l’angolo. «Come fai sbagli», ci si dice tra simili, nel raccontarsi le opzioni che generano comunque una reazione avversa dei figli.
Ecco allora la mia proposta: confrontiamoli questi errori, mettiamoli in comune, scopriamo insieme le vie più adatte per evitarli e inventiamoci un forum costante di solidarietà genitoriale. Scherzo, ma non troppo. Avevo lanciato tra le righe questa proposta alcuni numeri fa, ora la ribadisco formalmente e invito a scrivere alla rivista.
Bene, comincio a riconoscere i miei “errori”, quelli che cerco di evitare nei dialoghi con i miei figli. Eppure a volte ci casco lo stesso.
In sintesi, nostalgia canaglia: «Ai miei tempi eravamo più… O eravamo meno…»; divagazione strategica: «Ma non è questo il punto, il punto è un altro…»; concretezza spinta: «Sì, vabbè, ma poi alla fine cosa fai? Quanto ti rende?»; gelosia sfacciata: «Adesso vuoi vedere che se lui/lei ti dice le stesse cose che ti ho detto io da tempo, lo/la ascolterai?». Infine, forse la più subdola: maturità iconizzata. Ossia: «Vuoi che con la mia esperienza non ne sappia più di te in questo?».
Ecco, sono “errori” (non gli unici, certo) che nel difficile percorso educativo dei miei figli ho fatto e rifatto, perché nell’ansia di formare ci si dimentica che la persona, pur giovanissima, è pur sempre autonoma e indipendente.

Il seguito sulla rivista.

di Vittorio Sammarco

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