Ma siamo davvero cittadini del mondo?

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Non posso fare a meno di farmi questa domanda ogni volta che si parla di sovranismi, di denatalità, di migrazioni. Noi italiani frutto di dominazioni fatte e subite, di mescolanza di arabi e normanni, di greci, etruschi e fenici, sbarcati in America a cercare fortuna, migrati in Belgio, Germania e Svizzera, tutt’ora esportatori ovunque delle nostre più brillanti menti giovanili dovremmo avere nel nostro Dna l’apertura all’altro. Soprattutto dovremmo essere in grado di pensare in termini globali, di genere umano, di pianeta. E allora, per esempio, se è vero che bisogna aiutare i giovani a metter su famiglia, che occorre creare servizi e spazi per i più piccoli, non dobbiamo dimenticare che, complessivamente, la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi e, fortunatamente, continua a crescere. Il tema allora è quello dell’allocazione delle risorse, dei flussi migratori, di una equa distribuzione dei frutti della terra e dei suoi spazi. Se pensassimo in termini globali sapremmo anche quanti italiani danno la loro energia, creatività, forza ai Paesi che li ospitano. In totale, secondo le stime al dicembre 2022, si tratta di 5,8 milioni di persone.

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Annachiara Valle

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