Rivoluzione verde
Rinnovamento termico degli edifici, mobilità green, de-carbonizzazione dell’industria sono i principali elementi della transizione ecologica. Che stenta a concretizzarsi perché tanti sono gli interessi economici in gioco. A cominciare da quelli delle banche.
Sono già trascorsi sette anni dalla pubblicazione della lettera enciclica di papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune, che richiama il messaggio del santo di Assisi per riconoscere nella Terra «una sorella con la quale condividiamo l’esistenza e una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia». Caso raro per un’enciclica, più passa il tempo e più diventa attuale, urgente. Il documento tratta il cambiamento climatico, l’inquinamento, la «cultura dello scarto» in una denuncia sia sociale sia politica da cui nessuno può ritrarsi perché si tratta della «casa comune». Per questo è rivolto a tutti e non solo ai membri della Chiesa.
«La crisi ecologica denunciata e descritta nella Laudato si’ consiste nel turbamento dei ritmi e degli equilibri naturali indotto dalla trasformazione accelerata cui sono sottoposti a causa del comportamento umano», spiega Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, membro del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e di quello per la Nuova evangelizzazione, che da tempo si occupa di questi temi. «Si potrebbe affermare che il nucleo della crisi stia nella differenza tra i “tempi storici” e i “tempi biologici”, nella sfasatura tra i velocissimi tempi della tecnologia e quelli lentissimi della biologia». Anche se un approccio “squilibrato” dell’uomo con la natura è sempre esistito, la novità è la dimensione planetaria che oggi ha assunto.
Secondo Forte, «conseguenza di questa impostazione è che l’uomo, soggetto della conoscenza e voce della ragione, si relaziona al mondo esterno come al vasto campo del suo dominio, finalizzando ogni cosa al proprio interesse: non è il pensiero che deve adeguarsi alla realtà, ma quest’ultima che deve adeguarsi al pensiero». Sono state ravvisate anche responsabilità della teologia cattolica in questo modo di intendere la vita e la relazione col mondo: «La tradizione ebraico-cristiana ha espresso anche esempi altissimi di rapporto non strumentale e amorevole con la natura. L’atteggiamento della “custodia” francescana e quello della “laboriosità” benedettina rivelano, in forma diversa, un analogo rapporto di amore e di dedizione nei confronti della realtà affidata dal Creatore all’uomo», prosegue Forte.
Il seguito sulla rivista.
di Marta Perrini