Sulle orme del Papa
Nel docufilm In viaggio, ora nelle sale, il regista Gianfranco Rosi narra gli itinerari del Pontefice nel mondo. Un racconto intimo dei temi nel nostro tempo: povertà, ambiente, migrazioni, guerre.
Un annuncio che era anche una dichiarazione d’amore. «Potrebbe essere il mio ultimo film. Per la cinepresa sto rinunciando a tutto e non ho più l’energia. Lo dico ogni volta, però invecchio. E oggi voglio solo amare ed essere amato. Ma forse mi appassionerò a un nuovo progetto». Parole pronunciate due anni fa proprio a Venezia da un Gianfranco Rosi amareggiato dalla scarsa considerazione della giuria nei confronti del suo Notturno, poetico racconto del quotidiano che sta dietro la tragedia di guerre, invasioni straniere e dittature che dilaniano il Medio Oriente. Uno squarcio di umanità dentro il buio della storia, costatogli tre anni di lavoro tra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano. Una fatica immensa a coronamento del percorso artistico che ha portato Rosi (nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1963) dagli studi, prima in Italia e poi a New York per diplomarsi in regia, fino al primo documentario con cui s’impone a livello internazionale vincendo numerosi festival: Boatman, che narra gli anni vissuti in India accostandosi a una cultura solo apparentemente lontana. È stata quindi la volta di Below Sea Level, sguardo sugli incredibili clochard del deserto americano. Seguito da El sicario-room 164, una sorta di reportage costruito come intima intervista a un killer pentito dei cartelli della droga messicani.
Rientrato in Italia, Rosi dedica altri tre anni di lavoro a Sacro Gra, filmando personaggi che vivono esistenze precarie eppure significative all’ombra dell’anello stradale che circonda Roma. Docufilm con cui vince, nel 2013, il Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Dopo è la volta di Fuocoammare, viaggio emotivo tra i migranti sbarcati a Lampedusa che vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Con il bellissimo Notturno sembra, però, che Rosi esaurisca le forze: troppe sofferenze umane. È premonitore Bernardo Bertolucci, presidente della giuria che assegna a Rosi il Leone d’oro veneziano: «Sacro Gra è un film bello e francescano», la motivazione del premio. «Non è che io sia particolarmente religioso, ma c’è una qualità di purezza in Rosi che mi fa venire in mente san Francesco». Il genio che sa riconoscere il genio.
Il seguito sulla rivista.
di Maurizio Turrioni