Lungo il sentiero dello spirito

Da percorrere a piedi alla ricerca di sé stessi e dell’Altro, il “Cammino celeste” è composto da tre itinerari che hanno origine in Friuli, in Slovenia, in Austria e che convergono al santuario del Monte Lussari. 

«Per chi ama viaggiare e si diletta in vie nascoste, mulattiere di mare e percorsi di montagna, il viaggio non è solo un cammino, a volte comodo a volte no, verso una meta prefissata, un luogo geografico delineato. Spesso è anche, direbbero i viaggiatori convinti, sogno, possibilità di arrendersi agli improvvisi cambiamenti climatici del vento e dell’acqua, utopia racchiusa in un pugno di sabbia e in un mare di stelle. Si arriva in un luogo e si ha subito voglia di guadare un’altra tappa, oppure, e questo lo sa bene chi prepara da tempo un viaggio, si può anche non partire mai, e arrivare lo stesso in quel luogo. Solo con la fantasia. Perché il vero viaggiatore è colui che viaggia con l’anima, che guarda a ovest con i profumi dell’est, che scende a sud con il naso puntato a nord. 
Viaggiando, anzi, errando, si incontra l’altro, sempre. Qualche volta anche sé stessi, il che non è male. Ma ciò non basta. Perché l’errante, colui che cammina tante volte senza meta, è alla ricerca di un altrove, un luogo altro, un posto dove l’anima possa ristorarsi, abbeverarsi alle cose belle della vita e anche trovare quella pace e quel silenzio che i nostri ritmi moderni e tecnocrati hanno allontanato dalla nostra vista. Con il viaggio l’anima non si intenerisce. Semmai apprende esperienza, rumori e colori. Sono la strada polverosa, la terra che assaporiamo e il cielo che ammiriamo a indicarci quale blues meticcio stia suonando dentro la nostra anima».
Le parole che scrissi anni fa in Sentieri per lo spirito. Trekking per tutti nei luoghi della fede (Paoline, 2009) non sono distanti dal comune sentire di questi tempi “sbandati”. Il viaggio è, soprattutto oggi, esperienza profonda per conoscere noi stessi e l’Altro. Se poi il viaggio è un cammino, frutto di un lento viaggiare per luoghi e terre spesso poco calpestati, allora ancora di più ci accompagna in una dimensione “altra”. Mistica, potrebbero dire atei e agnostici. Spirituale, direbbero i credenti.
Chi ha intrapreso il Cammino di Santiago, tanto per citare un percorso famoso, sa di cosa parliamo. I chilometri fatti, in tutti i cammini (e in Europa di cammini ce ne sono moltissimi, tutti importanti e legati alla storia dei luoghi), non rappresentano l’impresa sportiva, seppur amatoriale, da compiere una volta nella vita, ma sono esattamente l’opposto: un itinerario di fede (di senso? Di armonia con il Creato? Di ricerca spirituale?) da scoprire di metro in metro, passo dopo passo.
Da soli, in compagnia, ma sempre con poche cose attorno. Borraccia, zaino, mappa topografica, scarponi, silenzio e fatica. E buoni piedi. Perché poi, arrivati alla meta, tutto viene ripagato.

Il seguito sulla rivista.

di Gianni Di Santo

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