Don Tonino Bello è venerabile

La diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ha festeggiato la nomina di Tonino Bello, vescovo nella diocesi pugliese per quasi 13 anni, a venerabile, annunciata dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

«Don Tonino ha testimoniato la fede nella carità sia nella prassi della quotidianità sia nelle situazioni più difficili e scomode, spesso dimenticando sé stesso e la propria salute», ha spiegato monsignor Luigi Michele De Palma, postulatore della sua causa di beatificazione. «Egli riusciva a infondere fiducia e speranza perché scorgeva in chiunque, specialmente nei più sofferenti, il desiderio e la nostalgia di Dio. Sapeva tradurre il Vangelo con un linguaggio concreto e immediato». L’avvio del processo di beatificazione per don Tonino, scomparso nell’aprile del 1993, risale a novembre del 2007. Nel 2018 papa Francesco andò in visita pastorale ad Alessano per pregare sulla sua tomba, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte. 

Don Tonino, francescano, aveva una vocazione profonda, incitava ad amare Gesù Cristo e i poveri, che sapeva ascoltare e capire: «Capire i poveri», ha detto il Papa, «era per lui vera ricchezza. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda». Papa Francesco sottolinea come «non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità».

Vicino ai poveri, era un vero costruttore di pace, sapeva agire «localmente per seminare pace globalmente», continua papa Francesco, «nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra. La pace, perciò, si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione».

Tonino Bello aveva «un cuore che collegava cielo e terra e gli piaceva dire che noi cristiani dobbiamo essere dei “contemplattivi”, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione».

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