Le due Spagne di Pedro Almodòvar
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Il film Madres paralelas racconta di due donne, una matura, l’altra adolescente, che vivono la maternità in modo diverso. Perché dietro ci sono diverse età, ma anche diverse storie e diverse radici.
Un Oscar per la sceneggiatura originale di Parla con lei (nel 2003). Due Golden globe, ancora per Parla con lei e per Tutto su mia madre. Due volte premiato a Cannes, per la regia di quest’ultimo film e per il copione di Volver-Tornare (ma gli è sempre sfuggita la Palma d’oro che, a detta dei critici, avrebbe almeno meritato per Dolor y gloria, la sua pellicola più intima e autobiografica). E poi il Leone d’oro alla carriera ricevuto proprio nel 2019 alla Mostra del cinema di Venezia.
A 72 anni appena compiuti, e dopo una trentina di titoli apprezzatissimi dagli spettatori (a partire da Donne sull’orlo di una crisi di nervi la sua popolarità non è mai scemata), Pedro Almodòvar potrebbe campare di rendita. Tirare i remi in barca, sottraendosi alle fatiche del set per cui ha rischiato (dopo un’operazione alla schiena) di restare bloccato su una sedia a rotelle. Magari per dedicarsi all’altra sua segreta passione, la musica. Invece, i problemi personali e la paura collettiva per il covid hanno attizzato la sua voglia di fare cinema, il bisogno di comunicare, di condividere emozioni con ogni singolo spettatore.
Ed è con questo slancio che un paio di mesi fa ha accompagnato a Venezia Madres paralelas, il film (in questi giorni nelle sale) con cui ha aperto la mostra. Applausi e apprezzamenti da parte dei critici per questa nuova fase del cinema almodovariano in cui la consueta esplorazione di sentimenti forti e ancestrali (declinati soprattutto attraverso i suoi amati personaggi femminili) si accompagna a uno sguardo storico-sociale.
«La pellicola è popolata da madri imperfette o, comunque, da donne che vivono periodi particolarmente complicati», spiega il regista dietro gli immancabili occhiali scuri-
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di Maurizio Turrioni