Tempo di ferie, tempo di fede
Per papa Francesco «la persona non è solo lavoro. Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, al saper riposare». Ma come coltivare il nostro credo durante le vacanze estive?
«Mentre nei mesi estivi cercheremo un po’ di riposo da ciò che affatica il corpo, non dimentichiamo di trovare il ristoro vero nel Signore». Parola di papa Francesco secondo il quale la fede non va certo in vacanza. Per Bergoglio «la persona non è solo lavoro. Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, al saper riposare. Questo non è pigrizia, è un bisogno umano». Anche il Papa, infatti, si concede il meritato riposo, pur senza mai lasciare la sua residenza, Casa Santa Marta, diversamente da quanto facevano i suoi predecessori, che amavano le montagne della Valle d’Aosta e del Veneto e la residenza estiva dei Papi, Castel Gandolfo. «Sempre faccio vacanze», ha spiegato Francesco, «ma nell’habitat: cambio ritmo. Dormo di più, leggo le cose che mi piacciono, sento la musica, prego di più. E questo mi riposa». E ha aggiunto: «L’ultima volta che ho fatto vacanze fuori Buenos Aires, con la comunità gesuita, è stato nel 1975».
Proprio Bergoglio ha sottolineato la necessità di una vera e propria «custodia del diritto al riposo». «Mi riferisco», ha spiegato il Papa, «non soltanto a quel riposo che è sostenuto e legittimato da un’ampia serie di prescrizioni sociali (dal giorno di pausa settimanale alle ferie, cui ogni lavoratore ha diritto), ma anche e soprattutto a una dimensione dell’essere umano che non manca di radici spirituali».
Per Francesco «il riposo, nel linguaggio della fede, è dunque dimensione umana e divina allo stesso tempo. Con una prerogativa unica, però: quella di non essere una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario, ma un’occasione per vivere pienamente la propria creaturalità, elevata alla dignità filiale da Dio stesso. L’esigenza di “santificare” il riposo si lega allora a quella, riproposta settimanalmente dalla domenica, di un tempo che permetta di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa».
Ma come fare praticamente per non mandare la fede in vacanza? Indubbiamente la prima risposta è quella di continuare ad assolvere al precetto festivo partecipando alla messa domenicale, anche se ci si trova al mare o in montagna, e alla solennità dell’Assunzione della Madonna al cielo, il 15 agosto.
Papa Francesco ha sempre dato un consiglio molto pratico ed efficace per coltivare la fede durante alcuni momenti di pausa della giornata: «Prendete il Vangelo, portatelo con voi, e leggetelo ogni giorno: è proprio Gesù che vi parla lì! È la parola di Gesù: questa è la parola di Gesù! Oggi si può leggere il Vangelo anche con tanti strumenti tecnologici. Si può portare con sé la Bibbia intera in un telefonino, in un tablet. L’importante è leggere la parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la parola di Dio: è Gesù che ci parla lì! E accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!».
Anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha offerto un vero e proprio vademecum per non mandare in ferie il proprio credo. «L’estate e la vacanza », scrive, «non sono nemici della fede, sono tempi da cogliere, da vivere, da riempire. Benedetto XVI ha detto che “il tempo libero è certamente una cosa bella e necessaria, ma se non ha un centro interiore esso finisce per essere un tempo vuoto che non ci rinforza e ricrea”. La stessa parola “vacanza” che deriva dal latino “vacare” (essere vuoto, vacante; in senso figurato, essere libero, quindi avere tempo per, mancare di, essere lontano da) può evocare, nel suo significato etimologico, una prospettiva e uno stile nel “fare vacanza”. La vacanza non come tempo vuoto ma come tempo di libertà. Tempo riempibile di senso per non sprofondare poi nella noia, per non rinchiudersi nello smarrimento, per non allontanarsi dalla vita, dal quotidiano perché stufi della sua monotonia. Anche la realtà della vacanza, che ha l’aria di essere qualcosa di scarsamente impegnativo, merita una riflessione, perché non c’è niente di banale, specialmente per uno che si dice cristiano. Ogni realtà della vita dell’uomo ha un senso, anche la vacanza, tempo da programmare secondo validi criteri. Tempo da programmare in una duplice valenza: come comunità parrocchiale e per se stessi».
di Francesco Antonio Grana