Rispetto dei diritti e integrazione

Aveva rifiutato un matrimonio combinato con un cugino Saman Abbas, la ragazza pachistana di 18 anni scomparsa il 30 aprile. Secondo i magistrati di Reggio Emilia la ragazza è stata consegnata dai genitori a uno zio, perché la uccidesse nelle campagne di Novellara e nascondesse il suo corpo. Il movente? Il rifiuto del matrimonio imposto, che la stessa Saman aveva denunciato nei mesi precedenti.

«Severità contro i femminicidi», ha commentato Dacia Maraini, «senza eccezioni legate alle culture. (…) Questa storia ci racconta come la necessità primaria sia quella di integrare le persone che vengono da noi chiedendo asilo, non lasciandole sole nei loro piccoli mondi. Per integrare gli immigrati è necessario essere particolarmente severi con chi non rispetta i diritti civili. Per stare al caso: serve molta severità verso i femminicidi, verso i delitti in famiglia che siano perpetrati da cristiani o da musulmani.». E, aggiunge, «i diritti civili, e questo va detto soprattutto a chi crede al relativismo, sono universali, e non riguardano le religioni ma lo stare insieme nel mondo. Si tratta dei diritti più elementari: diritto alla vita, al pensiero libero, allo studio, al movimento, alla parola autonoma, al matrimonio non imposto».

Perché «è violenza il matrimonio forzato, è violenza il matrimonio precoce», sintetizza la scrittrice Agatha Orrico. «I casi sono molti più di quelli che non conosciamo, perché queste ragazze, quando succede qualcosa di irreparabile, vengono spesso allontanate e trasferite all’estero, dove si perdono le loro tracce. Questo dovrebbe spingerci a riflettere su quale sia la linea di demarcazione tra ciò che chiamiamo tradizione e ciò che invece va contrastato in nome di un diritto umano. Una visione collettiva è giusta solo quando le tradizioni non ledono i diritti degli esseri umani».