Il coraggio di cambiare

Centoventi anni fa nasceva Adriano Olivetti, una delle personalità più poliedriche del Novecento. Imprenditore, intellettuale, politico, urbanista, editore, aveva uno sguardo di grande umanità rivolto al futuro.

Imprenditore, intellettuale, editore, urbanista, politico, Adriano Olivetti è una delle figure più straordinarie e poliedriche del Novecento. Nato nell’aprile di centoventi anni fa a Ivrea, in provincia di Torino, è passato alla storia per aver portato al successo internazionale l’azienda di macchine per scrivere e prodotti per ufficio fondata dal padre nel 1908, rendendo il cognome di famiglia sinonimo di eccellenza e innovazione. Ricordarlo solo per i successi professionali sarebbe, però, riduttivo, perché lui è stato un sognatore in grado di dare gambe e coraggio alle proprie utopie, un innovatore sociale in anticipo sui tempi. Primo di sei fratelli, il giovane Adriano si laurea al Politecnico di Torino in chimica industriale e per un periodo lavora come apprendista operaio nell’azienda paterna. Un’esperienza fondamentale, grazie alla quale comprende che «occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio, altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri». Dopo qualche mese parte per un lungo soggiorno negli Stati Uniti dove, dal luglio 1925 al gennaio 1926, visita un centinaio di fabbriche, tra cui gli stabilimenti Ford. Tornato in Italia inizia a lavorare a un vasto e radicale programma di rinnovamento aziendale: organizzazione decentrata del personale, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e dei metodi di montaggio, sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero. Nel 1932, lo stesso anno in cui diventa direttore generale dell’azienda, viene lanciata sul mercato la prima macchina per scrivere portatile, la mitica Mp1. Questa novità, unita al nuovo assetto organizzativo, fa aumentare in maniera significativa la produttività.

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Marta Perrini

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