Il grande Dante e i giorni della settimana
Lunedì, martedì, dantedì. Sembra un refuso. Non lo è, è l’invenzione di Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca (che molti conoscono per la rubrica Pronto soccorso linguistico, la domenica mattina su Rai1), per dare un nome alla giornata nazionale in onore di Dante, che è stata da poco istituita dal Consiglio dei ministri e fissata per il 25 marzo. Tecnicamente come parola nuova (neologismo per gli addetti ai lavori) è un «calco», vale a dire una parola formata sul modello di altre che esistono già. In questo caso si tratta di una sorta di giorno supplementare, costruito alla maniera di altri giorni della settimana: una parola composta dal nome Dante e da «dì», che in italiano vale «giorno». Meno comune certo, ma ancora corrente, per esempio nell’espressione «da quel dì», per dire «da molto tempo», oppure nelle ricette mediche dove si indica la posologia di un farmaco da assumere un certo numero «di volte al dì». Occhio agli accenti: il primo «di», preposizione semplice, non lo vuole; il secondo «dì», giorno, sostantivo, invece sì. L’invenzione torna utile per soffermarsi a ragionare sull’origine di parole che usiamo ogni giorno, senza pensarci: i nomi dei giorni della settimana, per esempio. Nascono dalla combinazione del legittimo «titolare» del giorno e di «dì». E, quindi, lunedì è il giorno della Luna, martedì quello di Marte e via seguitando fino a venerdì: con Mercurio, Giove e Venere, corpi celesti e prima divinità romane. Arriva per tutt’altra strada invece il sabato, non dal latino ma dall’ebraico, sceso dritto dritto dalla Bibbia e dallo «shabbath» giorno del riposo della tradizione ebraica. Infine, la domenica, che è un composto di «Dominica» e «dies», letteralmente, «giorno del Signore», è il suo omologo cristiano. Non stupisca il femminile: dies in latino può essere tanto maschile, quando indica un giorno generico, quanto femminile se ne indica uno prestabilito, com’è per definizione il giorno santificato al Signore. Dopo aver onorato tradizioni e divinità pagane, ebraiche e cristiane, non suoni blasfemo l’ingresso di Dante, seppure una volta l’anno, nel calendario: abbiamo con lui un enorme debito di parole in uso. E poi lo straordinario viaggio ultramondano che ci ha regalato lo ha portato un pezzo avanti a noi. Anche per questo, dunque, lo chiamiamo padre.
Elisa Chiari