I nostri insegnanti un tesoro per il Paese

Maestre, professoresse, presidi. Chi si prende a cuore, pancia a terra, degli studenti lavora per un mondo migliore.

In queste righe le mie parole non dette a una serie di donne particolarmente importanti per la mia formazione, nel ricordo e nel cuore. La maestra delle elementari, la nonna maestra, alcune professoresse degli anni successivi, alcune presidi, persino una gentile e attenta supplente. La Dad (didattica a distanza) ancora non esisteva. Anzi. Era tutto molto in presenza (un anno, noi del boom, eravamo 41) e quella scuola che ho frequentato con tormento, sbuffi e qualche soddisfazione è stata, come per molti ragazzi e ragazze, l’impianto più solido per “edificare” quel che sono adesso. Cosa mi hanno insegnato, queste donne, che da settembre, alla riapertura,  prendevano a cuore i giovanissimi loro affidati e ne curavano la formazione nei dettagli? Lo fanno ancora in tante (e anche tanti) che in questi giorni stanno riprendendo in mano la loro professionalità per immetterla in un sistema (Paese, mondo) travagliato dalle note vicende pandemiche. E sanno di farlo in un contesto che non le/li valuta abbastanza. Ma le donne, quelle che ho avuto la fortuna di conoscere, mi hanno insegnato a mettermi «di buzzo buono» che, secondo una traduzione antica, significa proprio di pancia, di ventre. Metterci l’impegno con tutte le interiora, passione e carne. Le ho apprezzate perché amavano e non apparivano mai distratte dai problemi di casa (che c’erano, ah se c’erano…). E lo testimoniavano in ogni istante. Per me un tesoro che solo adesso apprezzo fino in fondo. Fabio Pasqualetti, professore alla Facoltà di Scienze della comunicazione, con il quale ho curato il libro L’educazione, la rivoluzione possibile.

Il seguito sulla rivista

Vittorio Sammarco

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