L’intimità che viene dalla malattia
Pietro Ichino, che ha perso la moglie in pieno lockdown, racconta gli ultimi due anni in cui è stato occhi, braccia e gambe della sua Costanza.
Nei giorni difficili del coronavirus è arrivata sui media la storia di un interno familiare che non va dimenticata. Una vicenda dove l’amore, la condivisione, la creatività hanno saputo trasformare un’esperienza di sofferenza in sorgente di luce. È la storia di Pietro Ichino, noto giuslavorista italiano, di sua moglie Costanza e delle loro due figlie, Anna e Giulia. Una famiglia unita, dove ciascuno faceva la sua parte, aiutandosi a vicenda. Un padre e una madre, ricordano le due figlie, «che erano una coppia, nata da un colpo di fulmine, ma cresciuta su un’idea laboriosa dell’amore: per loro bisognava non solo volersi bene, ma voler volersi bene». Un giorno Costanza si ammala di una paralisi sopranucleare progressiva che colpisce, fino a spegnerle, tutte le sue facoltà vitali. Le figlie si ritrovano a essere madri della propria mamma in un’intimità crescente, sorrette dai ricordi di quando lei le accompagnava con immenso affetto, le aiutava nei momenti difficili, gioiva con loro in quelli felici. Il marito, dopo la scomparsa di Costanza, il 9 maggio scorso, pubblica sul suo blog una commovente lettera d’amore alla moglie.
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Mariapia Bonanate