La sfida del cinema

Getty images

L’impatto dell’epidemia rischia di far collassare definitivamente il comparto culturale, un sistema già di per sé fragile. Il settore va rimesso in moto. Ma come?

Cinema e teatri chiusi, il lavoro di attori e musicisti azzerato, la cultura pressoché sparita. Il mondo dello spettacolo, grande assente dal dibattito politico, scende in campo contro il coronavirus. È stato inviato al ministro Dario Franceschini un documento concreto, per quanto possibile. Unitario per i settori di opera, danza, musica, circo, cinema e prosa. «Lo abbiamo elaborato in collaborazione con tecnici della sanità», spiega Carlo Fontana, presidente dell’Associazione generale italiana dello spettacolo (Agis). «L’obiettivo è quello di far ripartire le nostre attività, tra le più colpite dalle limitazioni dettate dalla pandemia, non solo nella Fase 2 ma anche in prospettiva. È importante avere un orizzonte temporale». La prima a recepire l’esigenza è stata la regione Lazio del governatore Nicola Zingaretti, non solo leader del Pd ma anche fratello di Luca, interprete del commissario Montalbano e icona della fiction made in Italy. Il Lazio è la regione col maggior numero di produzioni, seguita da Lombardia, Puglia e Sicilia. Test sullo stato di salute degli attori prima delle riprese, uso di mascherine e distanziamento sociale per i tecnici, gel igienizzanti sul set. Tutto pur di rimettere in moto un settore che da solo vale quattro miliardi di euro.

Il seguito sulla rivista

Maurizio Turrioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *