Si ferma anche il Festival di Cannes

A causa della pandemia, la 73ª edizione della kermesse sulla Croisette, per ora, non si farà. Nella sua storia, iniziata nel 1946, è stata annullata solo nel 1948 e nel 1950 per problemi di bilancio.

Tra le tante tragiche conseguenze della pandemia legata al virus Covid-19, c’è l’impatto psicologico della sospensione di certi riti collettivi ai quali eravamo affezionati. L’interruzione dei tornei sportivi, per esempio, ha sconvolto le abitudini di miliardi di persone. Niente più calcio, tennis, ciclismo, pallavolo, basket, automobilismo, atletica e giù giù fino ad arrivare alle sfide della bocciofila sotto casa. Emotivamente, lo slittamento di un anno degli Europei di calcio e delle Olimpiadi di Tokyo è stato per molti come evocare i tempi di guerra. Quell’epoca di tragica incertezza che la maggior parte di noi non ha vissuto, ma ha comunque conosciuto attraverso i racconti di genitori e nonni. E proprio all’ultimo conflitto mondiale bisogna risalire per trovare un periodo senza rassegne cinematografiche. Non che allora non si facessero più film: si pensi alla massiccia produzione hollywoodiana, al cinema fascista dei telefoni bianchi, ai film di propaganda germanici. Ma niente Mostra del cinema di Venezia, niente festival. Perché il luogo in cui s’incrociano i diversi immaginari cinematografici è di per sé simbolo di pace, di scambio, d’integrazione.

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Maurizio Turrioni

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