Tra risate e malinconia

Una decisa sterzata. In piena maturità, artistica oltre che umana, Carlo Verdone ha sentito il bisogno di un ritorno alle radici della sua comicità. Senza ricorrere alla spassosa catena di personaggi macchietta, che si passano il testimone nello stesso film (Un sacco bello, Bianco rosso e Verdone), né alla tenerezza nostalgica di certi suoi protagonisti impacciati di fronte ai sentimenti (Borotalco, Acqua e sapone). «Spesso, nelle mie pellicole, al sorriso si è accompagnata la malinconia. Perché la malinconia è un mio tratto caratteriale», confessa il regista romano, 69 anni. «Proprio come la memoria, in certi momenti può essere una carezza dolcissima. Quando sono da solo, magari nella mia casa in Sabina, circondato dai libri e dalla tranquillità, mi capita di abbandonarmi ai ricordi. Ho capito, però, che nella vita, per non avere rimpianti, bisogna cercare di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo». Ed è tenendo bene a mente questo che la scorsa estate ha scritto (in collaborazione con Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino) e poi diretto Si vive una volta sola, che si annuncia alquanto diverso da certi suoi titoli di successo.

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di Maurizio Turrioni

 

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