Siate sempre nella gioia
I santi sono un esempio di vita realizzata e gioiosa, perché ricolma dell’amore di Dio. Ciò non significa poter escludere il dolore e la sofferenza terreni, ma interpretarli alla luce della fede. Che indica la via verso una beatitudine profonda e duratura.
«Siate sempre nella gioia», esorta san Paolo nella lettera ai Filippesi. Ma qual è questa gioia tipicamente cristiana di cui parla? Come interpretare tale invito? Una risposta giunge da chi ci viene proposto come esempio di vita realizzata, i santi, che, svestiti da quell’aura seriosa che talvolta li allontana dal nostro quotidiano, rivelano tutti un’indole gioiosa, autoironica, capace di cogliere gli aspetti più divertenti dell’esistenza. Un santo triste non può sussistere, perché la gioia è l’abbondanza dell’amore. E poiché Dio è tutto amore, la gioia che viene da Lui è la più grande che si possa vivere e testimoniare.
La gioia cristiana è ben diversa dal piacere superficiale provato a volte mangiando un buon cibo o rilassandosi durante una vacanza. Come sottolineava papa Francesco, «non è vivere di risata in risata», è piuttosto una gioia spirituale, profonda e duratura. L’uomo e la donna sono nati per la gioia, diceva Blaise Pascal, e tutti la cerchiamo, perché nel nostro cuore è impressa un’aspirazione a raggiungerla.
I santi ci indicano le fonti della gioia cristiana e ciascuno lo fa con la propria originale modalità di accedere all’amore di Dio e di diffonderlo. Ognuno di noi può scegliere il proprio patrono e farlo cercando il santo più vicino alla propria sensibilità.
Come spiega san Tommaso d’Aquino, affermando che la gioia è l’abbondanza dell’amore, essere amati infinitamente e riconoscere questo dono rallegra il cuore umano. Inoltre, la fede ci conferma che la salvezza ci è già concessa attraverso la risurrezione di Cristo. Egli ci ha liberati dal peccato e dalla morte e nel battesimo la vita eterna è già iniziata, ci attende l’eternità beata. Di conseguenza, come ha detto san Giovanni Paolo II, «la vita che Dio dà all’uomo è molto più che un’esistenza nel tempo, è una tensione verso una pienezza di vita». Una tensione che non procura stress, ma ci riempie di speranza autentica. Il popolo di Dio trae la sua gioia dal mistero pasquale e per questo, come scriveva Georges Bernanos, «il segreto del cristianesimo è la gioia, la gioia senza precedenti e senza eguali della Pasqua», un riferimento che non si limita a un periodo dell’anno liturgico, ma che dà senso a tutta la nostra vita, a ogni singolo giorno.
Potremmo pensare che la grandezza teologica della gioia cristiana tolga spazio e valore alle piccole gioie quotidiane. Al contrario, le gioie umane, anche quelle più semplici e a prima vista poco significative, sono semi di una realtà più alta, la strada necessaria verso la gioia cristiana.
Il seguito sulla rivista.
di Roberto Ponti