Banca etica un’utopia possibile
L’istituto di credito compie 25 anni. Un tempo speso per coniugare la finanza con la pace, il rispetto dell’ambiente, l’inclusione. E per dimostrare che realizzare profitti in modo equo e trasparente si può.
È possibile essere una banca solida, con i conti a posto, e agire in modo etico e trasparente? Sembra quasi un ossimoro in un mondo come quello della finanza, in cui troppo spesso si scopre che profitti e operazioni poco eque, ricavi e interessi illeciti vanno a braccetto. Tuttavia, i primi 25 anni di Banca etica sembrano dimostrare che ideali e crescita economica non sono un’utopia irrealizzabile, ma possono convivere nella prospettiva del bene comune.
È cambiato il mondo da quell’8 marzo del 1999, quando a Padova apriva il primo sportello della banca, che, in un quarto di secolo, è diventata un gruppo con più di 500 dipendenti, con uffici in tutta Italia e in Spagna. Una rete che include Etica srg, la società di gestione del risparmio; Fondazione finanza etica; una società (Cresud) che si occupa di microcredito nei Paesi del Sud del mondo.
Oggi, nella nostra nazione, questo istituto è ancora l’unico che opera esclusivamente nel settore della finanza etica, contando oltre 48 mila soci, tra persone e organizzazioni, con un patrimonio di 180 milioni di euro e un capitale sociale che supera i 92 milioni, aumentato di oltre il 300 per cento dal 2007. Traguardi finanziari che hanno assicurato all’istituto di credito la possibilità di incrementare i volumi dei propri impieghi e, dunque, di raggiungere sempre più clienti, ampliando il raggio d’azione. Dalla nascita a oggi Banca etica ha visto una costante crescita dei crediti erogati e ha contribuito a dimostrare che le imprese sociali sono un soggetto economico affidabile. Inoltre, il 23 per cento di coloro che recentemente hanno ottenuto un credito dalla banca avevano subìto un rifiuto da un altro istituto. Questi sono alcuni dei dati di una ricerca che, in occasione del 25° anno di vita dell’istituzione, l’Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit (Aiccon), che è un Centro studi dell’Università di Bologna, ha realizzato per indagare se e come la banca abbia centrato l’obiettivo di contribuire a costruire un sistema economico capace di promuovere la giustizia socio-ambientale.
Dall’analisi, che ha per titolo Azionisti del bene comune: 25 anni di finanza per la pace, l’ambiente e l’inclusione, si evidenzia che l’istituto registra livelli di solidità patrimoniale in linea con il sistema bancario tradizionale, addirittura, spesso, migliori. Alla fine del 2023 aveva un Total capital ratio del 25,3 per cento a fronte del 18,6 per cento. Mentre le sofferenze sono molto inferiori: lo 0,23 per cento contro l’1,05 per cento. La finanza etica ha, dunque, performance superiori rispetto a quella tradizionale e garantisce un accesso più agevole al credito. Il credito complessivo concesso è arrivato nel 2023 a 1,211 milioni di euro, con una crescita media annua del 9,7 per cento dalla fondazione. Negli ultimi 11 anni i soci sono, inoltre, aumentati del 23 per cento.
Il seguito sulla rivista.
di Alberto Laggia