Giordania confini aperti

Da anni il Paese accoglie i profughi provenienti da Siria, Iraq, Yemen, Palestina. Anche con l’aiuto della Caritas italiana, che promuove progetti di assistenza sanitaria, psicologica, sociale.

In una delle sale del centro di assistenza sanitaria di Caritas a Zarqa, in Giordania, alcune donne sedute in cerchio raccontano la loro storia. Yana, 26 anni, è arrivata dalla Siria nel 2013. Non lavora, si occupa di volontariato per un’organizzazione locale. Al centro viene per il servizio di sostegno psico-sociale. Anche Reem, 37 anni, è una rifugiata siriana, arrivata nel 2013. La struttura l’ha assistita per i suoi due parti cesarei e per le cure dentistiche. Oggi partecipa alle sessioni di counseling individuale che la aiutano a sviluppare una maggiore autoconsapevolezza e fiducia in sé stessa. Majla, 50 anni, è una rifugiata irachena. Suo marito è morto in Iraq, lei ha tre figli. E al centro viene per ricevere cure per l’ipertensione e l’osteoporosi. Nessuna di loro ha un lavoro, tutte raccontano di avere gravi problemi economici, non riescono a pagare l’affitto di casa, le bollette, a mantenere la famiglia. Zarqa, a Nord di Amman, è la terza città del Paese, dopo la capitale e Irbid, per dimensioni e la quarta per numero di rifugiati siriani, che qui sono 45 mila.
I centri sanitari di Caritas offrono assistenza medica di base e sostegno alle fasce più vulnerabili della società, ai rifugiati dalla Siria, dall’Iraq, dallo Yemen, dalla Palestina, ma anche a giordani in condizioni di disagio socio-economico. Paese stabile e moderato all’interno del conflittuale contesto del Medio Oriente, negli anni la Giordania ha dato accoglienza alle persone in fuga da conflitti e crisi.
Oggi nella nazione si contano 1,3 milioni di rifugiati siriani, dei quali poco meno di 700 mila registrati presso l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Gli altri sono entrati semplicemente col passaporto: dal 2020 chi arriva in Giordania da un altro Paese non può più essere registrato come richiedente asilo. L’80 per cento vive sotto la soglia di povertà e il lavoro minorile è ampiamente diffuso.
Dallo scoppio della crisi siriana, Caritas italiana sostiene Caritas Giordania con un programma di aiuti di urgenza e riabilitazione per i rifugiati e per la popolazione locale vulnerabile. In cinque dei 12 centri comunitari fornisce assistenza medica primaria gratuita ai pazienti registrati. Quelli che hanno bisogno di visite specialistiche o interventi vengono inviati a ospedali e cliniche con un aiuto finanziario, mentre quelli che necessitano di sostegno psicologico accedono a un percorso di counseling individuale o di gruppo. Come spiega la nutrizionista, la maggior parte delle persone afferisce al centro a causa di malattie non trasmissibili, spesso sviluppate in età molto giovane, come diabete, ipertensione, gotta, anemia: patologie croniche correlate allo stile di vita precario, alla povertà, all’impossibilità di accedere a cibo di qualità e a una dieta nutriente e varia. Molto diffuse anche le malattie psicosomatiche legate allo stress.

Il seguito sulla rivista.

di Giulia Cerqueti

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