Un carisma sempre giovane
I salesiani, che hanno di recente ottenuto la canonizzazione di Artemide Zatti, sono presenti in 133 nazioni, nel segno della formazione dei ragazzi. Un approccio integrale all’educazione, che incoraggia l’espressione di sé.
«Educare alla fede e preparare alla vita». È la sintesi della pedagogia salesiana basata sul sistema preventivo ideato da san Giovanni Bosco e portato avanti efficacemente dalla congregazione da lui fondata il 18 dicembre 1859 con il titolo di Società di San Francesco di Sales. Una famiglia religiosa che oggi conta oltre 14 mila salesiani presenti in 133 nazioni ed è guidata dal decimo successore di don Bosco, il rettor maggiore don Àngel Fernández Artime.
Quella della congregazione è una storia luminosa di fede e santità che ha ricevuto proprio recentemente un ennesimo riconoscimento con la canonizzazione di Artemide Zatti presieduta da papa Francesco in piazza San Pietro il 9 ottobre 2022. Nell’omelia della celebrazione, Bergoglio ha ricordato che «il fratello salesiano, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza. Si racconta di averlo visto caricarsi sulle spalle il corpo morto di uno dei suoi ammalati. Pieno di gratitudine per quanto aveva ricevuto, volle dire il suo “grazie” facendosi carico delle ferite degli altri». Un esempio non raro all’interno dei salesiani, da sempre caratterizzati da numerose storie di santità: Giovanni Bosco, Giuseppe Cafasso, Callisto Caravario, Luigi Guanella, Maria Domenica Mazzarello, Leonardo Murialdo, Luigi Orione, Domenico Savio, Luigi Versiglia e, appunto, Zatti.
«L’andamento della congregazione è positivo», ha affermato il rettor maggiore, «e non è trionfalismo. Viaggio molto perché la presenza fisica conta. In nove anni ho visitato 110 nazioni e sono stato sei volte in Brasile. I salesiani sono presenti anche in Cina e in Ucraina. In quest’ultimo Paese, grazie a Dio, con la guerra non abbiamo perso nessun salesiano, ma la realtà è difficilissima, facciamo assistenza e accogliamo in comunità le famiglie ucraine che hanno bisogno».
Il seguito sulla rivista.
di Francesco Antonio Grana