Crotone, strage di migranti
Kr14F9: è la dispersa Kr14, femmina, di nove anni. Ritrovata sulla spiaggia di Steccato di Cutro con la bocca piena di sabbia e senza una scarpa. Sono cinquantanove morti, tra i quali 13 bambini e 33 donne, ed è un bilancio provvisorio quello della ennesima strage dei migranti nel mar Mediterraneo. Un bilancio pesantissimo che è destinato ad aggravarsi ogni ora che passa, perché è sempre più debole la speranza di trovare delle persone vive.
Il vecchio motopeschereccio con 150-200 persone a bordo si stava avvicinando domenica 26 febbraio alla spiaggia quando il mare in tempesta lo ha sbattuto contro gli scogli, spezzandolo in due. I migranti si sono trovati sbalzati in acqua o incagliati tra i rottami. Per ora le persone superstiti sono un’ottantina.
Venivano dall’Iran, dal Pakistan, dall’Afghanistan. «L’ennesima strage in mare e le ennesime parole pronunciate dalle istituzioni italiane, “bisogna bloccare le partenze”. Ma le persone annegano non perché partono da luoghi di guerra, di miseria, di fame. Le persone muoiono in mare perché non ci sono più soccorsi e perché sono obbligate a intraprendere viaggi pericolosi. Quindi le persone muoiono perché non ci sono corridoi umanitari, non ci sono percorsi legali e sicuri, in terra e in mare, non ci sono navi di soccorso. Muoiono solo per questo e non perché partono», ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty.
Pietro Bartolo, europarlamentare, afferma che «non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia umanitaria, è necessario creare vie legali per l’immigrazione garantendo condizioni di accoglienza dignitose, fornendo supporto ai soccorsi e aumentando le capacità di accoglienza dei Paesi membri per i migranti che arrivano in Europa. Solo attraverso la cooperazione e l’azione coordinata tra gli Stati europei potremmo riuscire ad arginare questa enorme tragedia»