«Voglio un’Unione più solidale»

Roberta Metsola, terza donna dopo Simone Veil e Nicole Fontaine alla presidenza del Parlamento europeo, si è subito impegnata a raccogliere e portare avanti l’eredità di David Sassoli.

«La prima cosa che vorrei fare, come presidente, è raccogliere l’eredità che ci ha lasciato David Sassoli. David era un combattente per l’Europa, per noi, per questo Parlamento. Credeva nel potere dell’Europa di forgiare un nuovo percorso in questo mondo. Grazie David». Roberta Metsola, 43 anni, la più giovane di sempre alla presidenza del Parlamento europeo e la terza donna dopo Simone Veil e Nicole Fontaine ad assumere l’incarico, nel suo discorso di insediamento cita l’eredità che ha lasciato il suo predecessore. Per dire che porterà avanti le sue battaglie per una Europa più inclusiva, più solidale, più attenta agli ultimi, migranti compresi. È lei che ricorda come il Parlamento europeo sia rimasto aperto, anche durante il primo duro lockdown dovuto alla pandemia da coronavirus, proprio per volontà di Sassoli. Di come i piani semideserti siano diventati cucine e stanze accoglienti per donne vittime di violenza, per senza dimora, per persone fragili. Di David Sassoli resta, nel Parlamento che vuole continuare a rendergli onore, l’impronta di dialogo. E una impostazione per la difesa dei diritti umani dalle quali non si può tornare indietro. 
Eletta con 458 voti, grazie al sostegno di liberali, socialisti e popolari, la Metsola, convinta antiabortista, ha subito messo in chiaro nel suo primo discorso e nelle prime interviste: «Non voterò più sul tema, ma porterò avanti la posizione di Strasburgo». La Metsola intende battersi per difendere i più deboli. «Coloro che cercano di distruggere l’Europa sappiano che questo Parlamento la difenderà, coloro che minacciano donne e cittadini Lgbt sappiano che questo Parlamento li difenderà, coloro che minacciano lo Stato di diritto sappiano che non indeboliranno l’unità di questo Parlamento», ha detto. E, ancora, ha insistito sul fatto che «i diritti delle donne non sono ancora sufficientemente garantiti, la lotta per un’eguaglianza reale deve andare oltre le apparenze e impregnare tutto quello che facciamo. Sarei orgogliosa di essere il presidente che conduce questa battaglia e di onorare l’eredità di tutti coloro che hanno ricoperto questa funzione in passato». 

Il seguito sulla rivista.

di Antonio Dell’Anna

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