Algoritmi senza anima

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale può aiutare l’umanità, ma essere anche pericoloso. Servono etica e regole ben precise.

Si affaccia sempre di più nella nostra vita quotidiana un amico-nemico, nato in America negli anni Cinquanta, che da allora a grandi passi ha conquistato tutto il mondo: l’intelligenza artificiale. La sua corsa ad assumere caratteristiche considerate tipicamente umane, come le percezioni visive, spazio-temporali e le capacità decisionali, è in fase di accelerazione, anche nel nostro Paese. Il governo italiano ha scelto Torino per creare il primo Istituto nazionale per l’intelligenza artificiale (I3A) e Milano per il Tribunale unificato dei brevetti. Una scelta che è stata promossa anche dalla diocesi piemontese. Una buona notizia che farà affluire un migliaio di ricercatori e che prevede un budget annuale pari a circa 80 milioni di euro.

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Mariapia Bonanate

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