Libertà di parola non è libertà di violenza

Un lungo dibattito si è aperto, anche nelle pagine di amici e colleghi che stimo, sulla decisione dei maggiori social mondiali di sospendere gli account di Donald Trump dopo l’assalto alla sede del Congresso americano.

Le parole incendiarie dell’ex presidente americano avevano dato la carica ai suoi sostenitori per violare il palazzo che è sede della democrazia degli Stati Uniti. Una enormità. Una violenza di massa cui il mondo ha assistito impotente. Eppure, in tanti, continuano a dire che la libertà di espressione non può essere compressa e che non era «opportuno» togliere la parola al magnate americano. Mi permetto di dissentire. Non credo, infatti, che sia censura fermare chi incita alla violenza, denigra gli altri, sparge fake news che danneggiano la salute pubblica e la reputazione delle persone. Si chiama, invece, rispetto delle regole.

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Annachiara Valle

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