Il Natale dei sogni (che possono diventare realtà)

Ho sognato che era nato un Bambino.

Ho sognato che era venuto al mondo in una notte di gelo, in una grotta, respinto da chi, comodo nel proprio star bene, era incapace di vedere il bisogno dell’altro. Scacciato da coloro che avevano paura di perdere il loro tanto o il loro poco. Dagli indifferenti impegnati a guardare altrove. Dai cattivi che avrebbero voluto vederlo morire. Dai tiepidi che non si sarebbero opposti. Ho sognato che quel Bambino cambiasse la storia, che aprisse una strada a tutta l’umanità. Che portasse la Salvezza con la lettera maiuscola, ma anche quella più terrena che a volte non osiamo neppure nominare. Ho sognato che prendesse in braccio Youssef, il piccolo di sei mesi gelato dal mare e sepolto a Lampedusa, nel cimitero dei migranti. Che tenesse le mani di quanti in questi mesi stanno morendo, soli nei reparti, per quel virus che si è insidiato subdolamente nelle nostre vite. Che consolasse ciascuno nelle sue ferite.

Il seguito sulla rivista

Annachiara Valle

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