La Napoli del covid

Il regista Francesco Patierno ha girato nella città partenopea deserta durante il lockdown la versione cinematografica de La peste, celebre romanzo dello scrittore francese.
Piazza del Plebiscito, a Napoli, senza un’anima, deserta e silenziosa. Così come piazza di Spagna a Roma con la secolare scalinata di Trinità dei Monti, mai così bella senza nessuno a calpestarla. O piazza del Duomo a Milano, senza il solito brulichio di passanti. E piazza San Marco a Venezia, abbandonata allo svolazzare dei piccioni. Immagini che non si dimenticano, malgrado le altalenanti sensazioni di questo timido ritorno alla normalità. I cento giorni di lockdown imposti dall’epidemia di covid, la quotidiana litania di numeri e statistiche. I tanti, troppi morti. Le paure, i desideri, le speranze. Un affastellarsi di esperienze e sensazioni così rapido e intenso da farci ripensare a pochi mesi fa come a un’altra epoca. Eppure, quelle immagini insolite, piene di angosciosa solitudine ma anche di fascino, continuano a riempirci gli occhi. «Vedere Napoli, la mia città, per sua natura chiassosa, ricca di suoni, odori, rumori, ridotta a un vuoto silenzioso, pauroso, è stato uno spettacolo sconvolgente», ricorda Francesco Patierno, 56 anni, regista intelligente e raffinato (tra i suoi film Pater familias, Il mattino ha l’oro in bocca, Naples ’44, Diva!). «Nel regime di chiusura totale, io e il mio tecnico abbiamo cominciato a girare molte scene, alcune col drone, perché avevamo un permesso da documentaristi, come tante troupe dei tg. Eppure, quando i produttori Andrea e Alessandro Cannavale mi hanno chiamato per propormi un film che raccontasse il periodo, la mia prima reazione è stata di rifiuto.
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Maurizio Turrioni