Il coronavirus ci lascia senza cinema
Il cinema in tutte le sue forme, dalla distribuzione via via fino alla produzione, è una delle attività che sta maggiormente risentendo dei provvedimenti restrittivi assunti per decreto dal governo per arginare l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Non solo la chiusura delle sale cinematografiche nelle regioni più a rischio, ma anche la naturale ritrosia del pubblico ad affluire in quelle rimaste aperte nelle zone considerate tranquille, sta infliggendo un duro colpo al box-office. Proprio quando gli addetti ai lavori, in primis produttori e distributori italiani, stavano intravedendo un timido segnale di ripresa dopo stagioni di magra.
Merito degli stratosferici incassi del fuoriclasse Checco Zalone con Tolo Tolo (oltre 46 milioni di euro, quinto nella classifica italiana di sempre dopo i blockbusters Avatar e Titanic, e gli altri due successi firmati dallo stesso Zalone, Sole a catinelle e Quo vado?). Ma anche degli ottimi risultati di alcuni outsider come il duo Ficarra & Picone con Il primo Natale e Matteo Garrone col suo suggestivo Pinocchio (entrambi oltre i 15 milioni di euro). Buoni anche i risultati de La dea fortuna di Ferzan Ozpetek (attorno agli 8 milioni), Odio l’estate di Aldo Giovanni & Giacomo (7), Il giorno più bello del mondo di Alessandro Siani (6,5), L’immortale di Marco D’amore (6), Hammamet di Gianni Amelio (5,7), Cetto c’è senzadubbiamente di Antonio Albanese (5). Il trend stava proseguendo con Gli anni più belli di Gabriele Muccino, uscito il 13 febbraio e capace d’incassare 4,8 milioni di € in soli dieci giorni precipitando però quasi a zero dopo l’esplosione dell’emergenza Coronavirus.
Ma c’è di più. Il prolungarsi dell’emergenza e, inevitabilmente, dell’incertezza sta facendo sì che tutte le case di distribuzione, grandi o piccole che siano, stiano rimettendo mano ai listini per far slittare in avanti l’uscita dei loro nuovi film. Questo indipendentemente dalla riapertura delle sale nelle zone a rischio e compatibilmente con gli spazi disponibili in un calendario già fitto di date e prenotazioni, sulla base certo del loro diverso peso nei confronti degli esercenti (major come Fox, Warner Bros, Disney hanno più margini di manovra rispetto ad altri). Fatto sta che numerosi sono i titoli di cui è stato già deciso il rinvio.
Tra i pezzi da novanta italici, il primo di cui è stato annunciato lo slittamento è Tornare di Cristina Comencini con Giovanna Mezzogiorno e Vincenzo Amato: il film sarebbe dovuto uscire il 12 marzo, invece la Vision Distribution ha annullato la data lasciando in sospeso se e quando il film approderà in sala.
La vittima più illustre però è senz’altro Carlo Verdone: Si vive una volta sola (protagonista lo stesso regista con Max Giusti, Anna Foglietta e Rocco Papaleo) avrebbe dovuto invadere dallo scorso fine settimana centinaia di cinema in tutta Italia. Carlo, come sempre generoso nel lancio pubblicitario, era stato l’indiscusso mattatore a Domenica In, ospite su Rai1 di Mara Venier per quasi tutto il pomeriggio del 23 febbraio. Già fissata per il martedì successivo la conferenza stampa nei saloni di un prestigioso albergo milanese. Invece, in poche ore brusco stop e tutto annullato: «Il film è buono, molto buono. Quindi dobbiamo attendere il momento giusto», ci ha confidato sospirando, in privato, un dispiaciutissimo Verdone.
Purtroppo, con l’estendersi a livello internazionale dell’epidemia, le fibrillazioni rischiano di stravolgere il box-office anche sul piano mondiale. Il caso più eclatante è quello di No time to die, il nuovo 007 interpretato da Daniel Craig (affiancato dalla bella Léa Seydoux e dal supercattivo Rami Malek, il Freddie Mercury da Oscar di Bohemian Rhapsody) che, dopo vari ritardi, dovrebbe uscire a livello planetario il 9 aprile. Metro Goldwin Mayer, Columbia e Universal stanno invece seriamente valutando l’ipotesi di un nuovo forzoso rinvio della venticinquesima missione dell’agente segreto più famoso e longevo della storia del grande schermo. Una produzione faraonica: si parla di un costo produttivo di 250 milioni di dollari, con scene riprese per la prima volta con cineprese IMAX da 65 mm e alcune movimentate sequenze girate anche nel sud Italia (in particolare tra Matera e Gravina). Un business troppo grosso per rischiare il minimo intoppo. A meno che James Bond non riesca a sconfiggere anche il Coronavirus.
Maurizio Turrioni