Un’onda lunga cento anni

«Uri, Unione radiofonica italiana. 1-Ro: stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana». Così Ines Viviani Donarelli annunciò cento anni fa la nascita della radio italiana.
Un mezzo che ha una lunga storia e che ha accompagnato gli italiani, diventando un asse portante della cultura del Paese. È fine Ottocento quando l’autodidatta Guglielmo Marconi e il fisico russo Aleksandr Stepanovič Popov compiono una serie di esperimenti sulle onde elettromagnetiche. Nel 1895 Popov costruisce un ricevitore per captare le onde radio e nel 1901 Marconi riesce a trasmettere, per la prima volta, un segnale che attraversa l’oceano Atlantico. Nasce così il telegrafo senza fili: tre punti, corrispondenti alla lettera S, viaggiano nell’etere per tremila chilometri da Poldhu, una piccola zona della Cornovaglia, all’isola canadese di Terranova.  
Nel 1920, in Gran Bretagna, viene fondata quella che ancora oggi è la più antica stazione esistente al mondo, la famosa Bbc (British broadcasting corporation), dalla quale viene trasmesso il primo servizio radiofonico della storia. In brevissimo tempo l’invenzione si diffonde: in Italia il 27 agosto 1924 nasce l’Unione radiofonica italiana (Uri) e, con un regio decreto, viene definito il contenuto delle filodiffusioni: teatro, notizie, conversazioni, concerti.

Il seguito sulla rivista.

di Lucilla Perrini

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