La montagna a portata di clic
Il Club alpino italiano (Cai), da sempre sinonimo di trekking in alta quota, ha lanciato in questi giorni il nuovo portale dell’escursionista, utile per prenotare i rifugi. Così sarà più facile organizzare le vostre escursioni estive.
lub alpino italiano. Il Cai, una sigla molto conosciuta nel nostro Paese. Un marchio e una firma che significano montagna, ambiente, natura. Costituito il 23 ottobre 1863 a Torino – anche se, scrive il sito dell’associazione, www.cai.it, si può affermare che la sua fondazione ideale sia avvenuta il 12 agosto dello stesso anno, durante la celeberrima salita al Monviso a opera di Quintino Sella, Giovanni Barracco, Paolo e Giacinto di Saint Robert – il Club è una libera associazione nazionale che, come recita l’articolo 1 dello statuto, «ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale». Il fondatore è Quintino Sella e la sede centrale si trova a Milano. L’associazione, costituita da soci riuniti in sezioni, coordinate in raggruppamenti regionali, contava al 31 dicembre 2020 (ultimi dati disponibili) oltre 306.200 soci.
Con il suo portale online Lo Scarpone, con il suo periodico di pregio, sia cartaceo sia digitale, La Rivista, e soprattutto con una mole incredibile di produzioni editoriali sulla montagna e su tutto ciò che la circonda, il Cai continua a essere ancora oggi uno dei migliori riferimenti culturali di quell’Italia che rispetta la natura, non la abbandona a sé stessa, ne ha cura e sa proteggerla.
La novità riguarda un servizio che diventerà operativo in questi giorni, prima dell’estate. Si tratta del portale Cai dell’escursionista (www.prenotarifugi.cai.it), una sorta di Booking della montagna, che metterà a disposizione degli alpinisti una guida per individuare facilmente i rifugi e le strutture ricettive in quota, dove pernottare lungo sentieri, cammini, vie alpinistiche.
Oltre alla natura in sé, i rifugi sono i luoghi più belli delle nostre montagne. Raccontano la storia delle vette, spesso legata ai combattimenti della Prima guerra mondiale, odorano di alpeggi e mucche al pascolo. Spesso costruiti direttamente dalle mani dell’uomo in quota, dove la fatica aumenta e l’ossigeno scarseggia, sono l’ultima dimora ancora vivibile che racconta i valori tramandati dalle generazioni passate, quando poche parole dettavano il ritmo dei giorni e della vita.
Nei rifugi si dorme in camerate con molte persone, si sorseggia una birra nel silenzio di un tramonto senza fine, si aspetta l’alba per allacciarsi di nuovo gli scarponi e ripartire verso un’altra avventura, un altro cammino, un’altra meta.
Il seguito sulla rivista.
di Gianni Di Santo