Risorgere a vita nuova
Sarà, quest’anno, una Pasqua strana. Le sirene delle ambulanze, soprattutto in certe zone del Paese, hanno fatto, purtroppo, da colonna sonora della Quaresima. C’è chi ha perso i suoi cari, chi ha visto parenti e amici lottare contro il virus. Chi ha sperimentato la malattia su se stesso. Ci siamo sentiti uniti, come Italia, fin dai primi giorni della forzata clausura. Tifiamo insieme per i medici e i paramedici, per il nostro servizio sanitario tenuto insieme dalle tasse di chi non evade il fisco e dalla tenacia e dalla passione di un personale, a tutti livelli, spesso mortificato. Abbiamo riscoperto la scienza e la preghiera. La fragilità di ampie fasce del Paese e la solidarietà di chi ha continuato ad assistere anziani, senza dimora, famiglie in difficoltà. Abbiamo rinunciato a feste e aperitivi e, forse, abbiamo scoperto che si riesce a vivere anche così, sobriamente, tra le pareti della propria casa. Abbiamo usato hashtag per farci coraggio – #iorestoacasa, #andràtuttobene – anche quando sapevamo che oltre 55 mila persone, secondo le ultime ricerche disponibili, una casa non ce l’hanno e quando vedevamo che, per migliaia di nostri connazionali, no, non era andata bene per niente.
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